Figura utilizzata dalla Dott.ssa Habel per illustrare il potere degli stereotipi di genere; sebbene influenzino il nostro comportamento, spesso non sono fondati su effettive differenze tra femmine e maschi. Queste credenze implicite sono estremamente comuni, a diverse età, spesso ancor prima della nostra nascita: implicando attribuzioni negative o presupponendo gerarchie, hanno contribuito alla discriminazione delle femmine.
Dai risultati di una meta analisi delle differenze tra cervello maschile e femminile (1), è emerso che i maschi, indipendentemente alla struttura corporea, possiedono un cervello con un volume dall’8 al 13% maggiore di quello femminile, il quale, però, è avvantaggiato in quanto utilizza meno neuroni ed energia, dimostrandosi così più “ecologico”.
Relativamente alle donne, quindi, le dimensioni del cervello non contano nell’intelligenza; in certi compiti il cervello femminile è addirittura più performante di quello maschile: ragionamento induttivo, abilità matematiche, valutazione e mantenimento in memoria di una situazione in evoluzione. I maschi, invece, detengono prestazioni migliori in compiti di abilità spaziale. Gli studi longitudinali sulle strutture morfologiche del cervello mostrano differenze relative ad età e sesso, specialmente in età adulta e adolescenza.

La valutazione delle differenze strutturali e funzionali è ancora oggi problematica, in quanto esse sono fortemente influenzate da stereotipi di genere, socializzazione e apprendimento, così come geni, ormoni e fattori contestuali ed ambientali. Nel fare ricerca è complicato e talvolta controproducente separare il contributo di ciascuno di questi elementi; è più opportuno, invece, ammettere e conoscere meglio questa innegabile e complessa interazione di fattori.

La diversa struttura del cervello può influenzare lo sviluppo di disturbi diversi; nel corso di un’intervista (2), la Dott.ssa Habel spiega come il genere influenzi la neurobiologia delle emozioni ed in particolare parla della maggior propensione delle donne ad ansia e depressione. Vi sono diverse ipotesi relative a statistiche, fattori biologici e psicosociali, e combinazione tra essi. Le femmine sono più propense a chiedere aiuto, quindi costituiscono i maggiori pazienti registrati nelle statistiche; inoltre, la classica diagnosi clinica fallisce nel descrivere depressione maschile che presenta sintomatologie parzialmente differenti. Geneticamente, le femmine sono maggior rischio rispetto ai maschi; estrogeni e progesterone sono ormoni che modulano l’umore, spiccatamente in determinate fasi; la depressione, infatti, è più frequente nei periodi di cambiamenti ormonali, come il post partum e la menopausa. Inoltre, fattori sociali, povertà, stress, basso status, livello di istruzione e disoccupazione predispongono a loro volta al rischio di depressione: spesso la donna esperisce maggiori stress psicosociali degli uomini, perciò sente il peso di molte più responsabilità.

(1)
Ruigrok, Amber NV, et al. "A meta-analysis of sex differences in human brain structure." Neuroscience & Biobehavioral Reviews 39 (2014): 34-50.
(2)
Interview for the German Center for Research and Innovation.
(3)
Can brain biology explain why men and women think and act differently? Marilynn Larkin, 12 July 2013elsevier.com /connect/can-brain-biology-explain-why-men-and-women-think-and-act-differently
(4)
Derntl, B., Finkelmeyer, A., Eickhoff, S., Kellermann, T., Falkenberg, D. I., Schneider, F., & Habel, U. (2010). Multidimensional assessment of empathic abilities: neural correlates and gender differences. Psychoneuroendocrinology, 35(1), 67-82.
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