Nell’attuale epoca dominata dalla tecnologia, sono venuti a
modificarsi anche gli aspetti che con essa dovrebbero avere poco a che fare;
dovrebbero, perché è proprio l’interazione tra aspetti umani e innovazioni a creare,
talvolta, problematiche con effetti anche a lungo termine sulla salute. Non si
tratta più solo di internet nei computer in ufficio e a casa; la supremazia del
web sta invadendo sempre maggiori ambiti di vita, grazie alla diffusione e
utilizzo di dispositivi quali smartphone e tablet.
Parallelamente a queste grandi evoluzioni della modernità,
che comportano indubbiamente grandi vantaggi ed efficienza, la genitorialità
costituisce uno degli ambiti nei quali si può spesso notare una regressione nella qualità delle attività educative e dell’interazione con i figli. I giochi semplici e
svolti all’aperto, come il salto con la corda, l’hula hoop o il nascondino,
sono stati ormai soppiantati da videogames e tablet, manipolati abilmente da
bimbi sempre più piccoli. Molte volte si tratta di un immediato escamotage per far
calmare il figlio, smorzarne lamentele, capricci e tutto ciò che viene
interpretato come una vivacità eccessiva in determinati momenti durante i quali
il genitore vorrebbe rimanere in tranquillità o dedicarsi ad attività che lo
riguardino senza molte distrazioni. Questa apparente soluzione nasconde, però,
conseguenze potenzialmente disfunzionali a lungo termine, oltre che effetti
negativi sullo sviluppo cognitivo e relazionale dei bambini.

In relazione a ciò, alcuni bambini nel tempo libero si
trovano per la maggior parte del tempo soli con un dispositivo elettronico, i
cui giochi, per quanto coinvolgenti ed ipnotizzanti, non sono minimamente
paragonabili alle attività svolte assieme agli amici: amici che sono e
rimangono compagni di classe, perché è quasi solo nel contesto scolastico che
avvengono le interazioni sociali al di là dei legami familiari.

Alcuni studi hanno sottolineato come, non svolgendo
abbastanza attività fisica in infanzia, cresca il rischio di osteoporosi in età anziana; giocare e muoversi è indispensabile per i bambini sin da quando hanno
l’opportunità di camminare autonomamente; costringerli nel passeggino per pura
comodità o tenerli chiusi in casa, privandoli della possibilità di esplorare
l’ambiente per timore di incidenti ed imprevisti, non fa che reprimere un loro
bisogno fondamentale. Al di là della personalità, oggigiorno è anche per questo
che in classe sono spesso irrequieti, non ascoltano o chiacchierano, mentre in
passato anche la sola passeggiata in compagnia per andare a scuola era un
ottimo modo per fare movimento e relazionarsi con i pari; la loro vivacità a
scuola viene troppe volte etichettata ingiustamente come Disturbo
dell’Attenzione e Iperattività, quando non è altro che l‘emergere di questo
bisogno tanto sano e naturale quanto sempre più trascurato.
Estremizzando, dal lato opposto troviamo bambini che si
ritrovano imprigionati in molte, troppe, attività sportive o musicali, più per
imposizione dei genitori che per vocazione e piacere personale; anche questa
diversa opzione ha effetti potenzialmente negativi, in quanto sottopone a
stress e sforzi per soddisfare le ambiziose aspettative dei genitori,
rischiando di sviluppare nel bambino eccessive tendenze a competizione e
perfezionismo. Queste, più che più che creare legami li ostacolano, portando a
considerare l’altro come un nemico da sfidare e superare, e conseguentemente, a
sospetto e competizione anche nelle future relazioni tra adulti.
Dopo questa panoramica, non vedere soluzioni pratiche o
attribuire la colpa a società e cultura è altrettanto limitante: basti pensare all'idea utile e creativa delle centinaia di scuole dell’infanzia in Germania, costruite in mezzo ai
boschi e ricche di percorsi ed attività da svolgere in gruppo, che garantiscono,
quindi, movimento, salute, interazioni sociali, e, di conseguenza, felicità.
Come sempre, il giusto sta nell’equilibrio, l’impegno è
quello di attivare appieno le proprie competenze educative e creative,
sforzandosi di insegnare ed applicare il rispetto senza dimenticare essere
empatici e comprendere i propri figli. Ricordiamoci che i figli non dovrebbero essere considerati una sorta di
prolungamento di sé sul quale proiettare le proprie aspettative trascurando
totalmente la loro natura e unicità, né tantomeno adulti incompleti o in
miniatura, ma vere e proprie persone, con un loro mondo e una personale
interpretazione di esso, straordinariamente ricca di preziose sfumature e
colori emotivi che permettono loro di apprezzare le più piccole e semplici cose.
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