sabato 1 aprile 2017

Ritrovare la felicità nella frenesia del 21° Secolo

Oggi, cullati dalle comodità offerte dalla tecnologia ma al contempo oppressi dalla frenesia degli impegni quotidiani, sembra a volte complicato, se non impossibile, raggiungere e soprattutto mantenere, uno stato emotivo di serenità e soddisfazione. Eppure, il desiderio di essere i protagonisti di una vita felice è da sempre insito nell’indole umana; nelle continue scelte, ciascuno segue le migliori alternative che gli permettano di andare incontro al benessere personale.

Secondo il pensiero condiviso maggiormente nella cultura occidentale, questo sembrerebbe garantito dalla presenza di alcuni singoli fattori tra i quali fama, ricchezza e posizione sociale: presunti traguardi che, però, riportano ad una concezione materialistica dell’esistenza umana. A contraddizione di questo, diversi studi dimostrano come sia la compresenza di più elementi a contribuire al benessere soggettivo delle persone, sin dal loro progressivo avvicinamento all’ età adulta. Unitamente a caratteristiche poco modificabili, come qualità dell’adolescenza e sfumature di personalità, e ad altre più soggettive, come obiettivi personali e rete di legami sociali, le ricerche sottolineano come siano gli individui stessi i potenziali artefici del proprio pensiero positivo e di conseguenza della propria felicità. “Una delle più grandi scoperte della mia generazione è che un essere umano può cambiare la propria vita semplicemente cambiando il proprio modo di pensare” disse William James (psicologo e filosofo statunitense).

Il Subjective Well-Being fu descritto da Diener (1984) come il modo in cui le persone considerano la propria vita, relativamente a emozioni, affetti e soddisfazione globale. Sono, però, variabili come demografia, personalità e cultura ad influenzare l’intensità della felicità. Il “Pensiero Positivo”, definito come compresenza di soddisfazione di vita, autostima ed ottimismo (Caprara e Steca, 2006), è la capacità di monitorare le proprie emozioni unita alle proprie credenze affettive, interpersonali e sociali; determina il grado di visione positiva che le persone hanno su sé stesse, la propria vita ed il futuro. Secondo Headey e Wearing (1992) eventi e circostanze influiscono solo temporaneamente sulla felicità, mentre per quanto riguarda gli obiettivi le persone si sentono più motivate nell’intraprendere progetti impegnativi ma coinvolgenti, adottando strategie più efficaci che mettano costantemente alla prova le proprie capacità. In questo modo, si rafforzano gratificazione e controllo sugli eventi della propria vita (Tedeschi, Normann, 1985).
Relativamente al periodo di vita della prima età adulta, una ricerca del 2012 dell’Université Laval (Canada), in un campione di studenti universitari, ha esaminato come possa incidere la rete sociale sul benessere degli stessi, grazie al supporto contemporaneo di genitori, amici e partner rispetto all’autonomia. Le differenze cross-culturali riflettono una diversa importanza di priorità e valori sociali: mentre la ricchezza economica di una nazione corrisponde a buoni livelli di felicità e benessere, la soddisfazione di vita è influenzata dal tipo di cultura. In quelle di tipo individualistico è primaria l’importanza di pensieri, scelte e sentimenti della singola persona, e sono quindi le circostanze personali ad avere un impatto diretto sul grado di felicità; diversamente, in quelle collettivistiche vi è maggior propensione a fare dei sacrifici personali per il benessere del gruppo di appartenenza, ed il rispetto delle norme sociali; ed è proprio il valore di queste rinunce e doveri, ad accrescere la gratificazione personale.
 Concludendo, se la naturale tendenza umana alla ricerca della felicità resta in parte limitata da caratteristiche demografiche e genetiche, l’abilità di introspezione e le convinzioni personali possono sempre cambiare e perfezionarsi in funzione dei singoli ostacoli che la vita ci pone costantemente davanti. In ciascun evento o esperienza, vi sono diverse “alternative percorribili”, come definite da G.A. Kelly (1955), ed ogni persona sceglierà quella che per sé considera la migliore, in modo più o meno consapevole. Se si concepisce la felicità come un percorso anziché una meta, la positività trova significato funzionando come il motore che permette di affrontare le sfide della vita con determinazione e strategie vincenti, per trovare e soprattutto ri-trovare soddisfazione e benessere. Daniel J. Boorstin, storico americano, sosteneva:
“Il coraggio di immaginare alternative è la nostra più grande risorsa, capace di aggiungere colore e suspense a tutta la nostra vita.”

Nessun commento:

Posta un commento